Uno degli argomenti fondamentali della ricerca spirituale buddhista è quello inerente all'identificazione del sè ...
Come il dibattito sul libero arbitrio sembra prorpio che quello sul sè non solo interessi ai buddhisti, ma nell'ottica dottrinale del concetto di "anatta" risulta di vitale importanza.
A partire dagli esperimenti di jhon libet sembrava inizialmente che le neuroscienze potessero confermare la tendenza espressa nella visione orientale di matrice buddhista che il "self" fosse solo una teoria, un'illusione, un epifenomeno dell'attivita' biologica dell'organismo vitale chiamato UOMO.
In Questo decennio pero', all'interno della corrente neuroscientifica, ha preso piede una nuova concezione (avvalorata da numerosi risultati di laboratorio), che prendendo proprio le mosse dagli esperimenti di jhon libet, è arrivata a nuove, verificabili, conclusioni, che riabilitano il nostro caro "se".
Dopo aver citato in un'altra discussione gli esperimenti recentissimi inerenti alla personalita', che vedono nei traumi o anomalie in una particolare zona del cervello la predisposizione a cosi' detti fenomeni di "perdita del sè",postero' qui di seguito parte dell'articolo di Renato Nobili su "The Self comes to Mind - Constructing the Conscious
Brain", il nuovo libro di Antonio Damasio, neuroscienziato di fama internazionale,che tra il 1987 e il 2005 è stato direttore del dipartimento di neurologia dell'University of Iowa Hospitals and Clinics e dal 2005 è direttore del Brain and Creativity Institute dell'University of Southern California dove è professore di neurologia, neuroscienze e psicologia.Oltre ad essere professore al Salk Institute for Biological Studies di La Jolla, in California.
9) L’orchestra della mente.
“La mente cosciente – scrive Damasio - non si forma in un sito particolare del cervello, ma
dall’attività simultanea più o meno articolata di parecchi, spesso molti, siti cerebrali. Le strutture
cerebrali chiave responsabili di questo processo sono alcuni settori superiori del tronco encefalico,
un insieme di nuclei del talamo e alcune regioni specifiche, tuttavia sparpagliate, della corteccia
cerebrale. Ciò avviene in modo molto simile a come un brano di musica sinfonica non proviene dal
lavoro di un singolo musicista oppure da un solo settore dell’orchestra, ma da tutta l’orchestra nel
suo insieme. L’aspetto strano circa il raggiungimento dei risultati finali di questa esecuzione della
coscienza è la rimarchevole assenza di un direttore prima che l’esecuzione cominci, sebbene, mano
a mano che l’esecuzione si sviluppa, un direttore entri effettivamente in scena. In ogni intento e in
ogni proposito del soggetto, c’è un direttore che dirige l’orchestra, sebbene sia stata la sinfonia a
creare il direttore - il sé – e non viceversa. Il direttore è costruito dai sentimenti e da un dispositivo
narrativo del cervello, sebbene questo fatto non renda il conduttore meno reale. Il direttore esiste
innegabilmente nelle nostre menti, e non si guadagna nulla nel liquidarlo come un’illusione.
La coordinazione da cui la mente cosciente dipende si raggiunge in vari modi. Al
modesto livello nucleare, essa comincia in modo quieto, come un assemblaggio spontaneo di
immagini che emergono una dopo l’altra in stretta prossimità temporale, l’immagine di un oggetto,
da un lato, e l’immagine del proto-sé cambiato dall’oggetto, dall’altro. Non sono necessarie altre
strutture cerebrali affinché il sé nucleare emerga da questo semplice livello. La coordinazione
avviene in modo naturale, talvolta in un modo simile ad un puro duetto musicale, suonato da
organismo e oggetto, talaltra in modo simile a un ensemble di musica da camera, ma che in
entrambi i casi funzionano abbastanza bene senza direttore. Ma quando i contenuti in corso di
processo sono più numerosi, si richiedono altri dispositivi per compiere la coordinazione. In questo
caso varie regioni sottostanti al livello della corteccia cerebrale e dentro di essa entrano in gioco.
La costruzione di una mente capace di comprendere il passato vissuto e il futuro
anticipato, insieme a vite altrui aggiunte alla fabbrica, e una capacità di attivare (to boot) la
riflessione, assomiglia all’esecuzione di una sinfonia di proporzioni mahleriane. Ma la meraviglia,
come si è intuito sin da principio, è che lo spartito e il direttore si realizzano soltanto come
svolgimenti di vita (life unfoldings). I coordinatori non sono mitici sapienti omuncoli incaricati di
interpretare ogni cosa. E tuttavia i coordinatori aiutano con l’assemblaggio di uno straordinario
universo di mezzi e con la collocazione di un protagonista nel bel mezzo.
La grande composizione sinfonica che è la coscienza comprende i contributi fondazionali
del tronco encefalico, permanentemente agganciati al corpo, e un’immaginazione più-grande-delcielo creata dalla cooperazione tra la corteccia cerebrale e le strutture sottocorticali, tutte
armoniosamente cucite insieme, in un incessante moto progressivo, che può essere interrotto solo
dal sonno, dall’anestesia, da disfunzioni, o dalla morte.
Nessun singolo meccanismo spiega la formazione della coscienza nel cervello, nessun
singolo dispositivo, nessuna singola regione, o particolare proprietà, o trucco, precisamente come
una sinfonia non può essere suonata da uno o pochi musicisti soltanto. Ne servono molti. Ciò che
ciascuno di essi fa è importante. Soltanto il loro insieme produce il risultato che cerchiamo di
spiegare (pp.23-25).
per una lettura completa
http://venezian.altervista.org/Filosofiasc...lla_Mente.2.pdfIl nostro sè, a conclusione, non solo esiste, ma è il frutto di millenni di evoluzione e la sua utilita' è innegabile....Negarlo non fa altro che allontanarci dalla realta' delle cose.